Il mio infortunio domestico
“Tutto è possibile” anziché procurarmi angoscia come sosteneva Kierkegaard, (autore che abbiamo approfondito nel corso di quest’anno) mi serviva per andare avanti, nonostante le difficoltà, o per sognare un mondo nuovo. Non ho mai inteso l’esistenza come un rischio, ma sempre come possibilità di miglioramento. Forse, pensando al rischio, magari sarei stata più prudente.
Ma procediamo con ordine. In questo periodo di “restate a casa”, quasi tutti abbiamo dovuto diversificare una serie di attività per far fronte ai cambiamenti imposti. Oltre alle incombenze quotidiane di gestione della casa e a quelle attività a me più gradite, (leggere, scrivere, ascoltare musica, meditare) mi sono dedicata anche alle pulizie straordinarie o di Pasqua, come le chiamavano le suore.
Come è avvenuto l’infortunio
Forse la mancanza di pratica o la mia solita sbadataggine oppure…altro, mentre mi sporgo dalla scala su cui sono salita per pulire meglio l’armadio-casa, all’improvviso si sposta la scala e io vado a finire distesa a terra sbattendo la parte sinistra del corpo. A parte il dolore acuto provato all’impatto del suolo, un senso di paura mi assale al solo pensiero di un possibile ricovero all’ospedale, in questo periodo di emergenza sanitaria del Covid-19.
Faccio appello alle mie risorse interiori sviluppate con le pratiche filosofiche per gestire l’evento traumatico e non farmi prendere dal panico. Dopo un primo momento di colpevolizzazione, inizio ad essere gentile e paziente con me stessa.
Insomma, tutto sommato, mi è andata bene. Diagnosi: frattura scomposta V metatarso piede sx, ematomi diffusi su tutto il corpo. Prognosi: 35gg. Gamba ingessata e assoluto riposo.
La mia convalescenza
Questo incidente mi ha tolto ogni forma di autonomia e indipendenza. Per la prima volta nella mia vita, da adulta, sono altri che si occupano di me. Mio marito e mio figlio mi fanno da badanti e mi curano amorevolmente.
Sto imparando con pazienza a dipendere dagli altri, anche se sono i miei famigliari. Non è facile, soprattutto quando sin da piccola hai imparato a cavartela da sola e ad occuparti della gestione della casa e della tua famiglia, senza mai chiedere aiuto.
Sto sperimentando anche la vicinanza e l’affetto di amici e di persone che mi conoscono.
La lezione del mio infortunio domestico
Nel frattempo, sto imparando alcuni aspetti “rimossi” del mio stare al mondo.
Perché mi dà fastidio scoprirmi debole, bisognosa di cure? Perché non riesco a godere dell’attenzione e delle premure che mio marito e i miei figli mi danno? Perché non voglio accettare che anche io possa essere coccolata e viziata?
L’infortunio domestico ai tempi dell’emergenza del Covid-19 può essere stato un segno del destino per restituirmi le cure che, da piccola, vissuta in orfanotrofio, non ho ricevuto? Allora perché non accogliere quello che mi è accaduto come una benedizione? Perché non ne approfitto per lasciar cadere tutte le difese costruite per proteggermi e non soffrire?
Forse devo imparare che l’essenza dell’umanità è superare egoismi, solitudini, recinti mentali, per prendersi cura gli uni degli altri. Ma soprattutto devo imparare che dare e ricevere sono le due facce della stessa medaglia. Purtroppo la cultura occidentale ci ha tramesso la visione duale, della separazione. Fin quando non riusciremo a comprendere che gli opposti, tutti gli opposti costituiscono l’unità ossia il processo della vita, solo allora impareremo a vivere bene.
Sì, “tutto è possibile” in tanti modi diversi e inaspettati e tutto contribuisce a gustare e vivere pienamente la propria singolare esistenza.
Buongiorno Giovanna, perdona il disturbo. Avrei la curiosità di sapere come si è evoluto il tuo infortunio e se ne sei uscita senza complicazioni, come spero. Mi permetto di farlo perché in rete si trovano tantissime testimonianze su fratture composte del V metatarso, mentre sono molto più rare quelle su fratture scomposte.
Ahimé, avrai capito che ne sono stato vittima.
La letteratura medica sostiene che in questi casi andrebbe effettuato l’intervento, ma tu non ne hai fatto menzione, per questo sarei curioso di sapere com’è andata.
Quanto agli aspetti filosofici della faccenda… Da qualche tempo ero riuscito a entrare nell’ordine di idee di apprezzare la salute, a prescindere dai piccoli-grandi drammi della vita. Quando qualcosa mi andava male, mi ripetevo quasi come un mantra: “L’importante è la salute”. Averla persa (o meglio, aver perso l’indipendenza), anche se per un periodo – si spera – non troppo lungo, è origine di profonde riflessioni. Allora, cosa è davvero importante?
Grazie e buona giornata
Caro Riccardo rispondo con piacere alla tua curiosità. Il mio infortunio si è risolto molto bene e senza alcuna complicazione, nonostante il pronostico abbastanza infelice dell’ortopedico che ha visto le prime radiografie ( sig.ra non so se riuscirà a camminare bene..). Ho portato il gesso per circa 35 gg. Poi ho fatto un ciclo di fisioterapia e lentamente ho ripreso a camminare. Certo i processi di guarigione sono lenti, come è giusto che sia, per tutti i processi naturali. Secondo me, il mio equilibrio psichico, frutto di un altrettanto stile di vita, ha influito positivamente sul processo di guarigione. Poi certamente hanno contribuito i professionisti medici e paramedici che mi hanno seguito.
Inoltre è stato un periodo abbastanza fecondo di insegnamenti che mi hanno portato ad esercitare la pazienza e l’impotenza e a capire sempre più l’importanza della cura.
Ti invito ad approfondire meglio il concetto di salute. Spero di aver soddisfatto la tua curiosità e intanto ti auguro: buona guarigione.