Quando Luigi Einaudi, primo Presidente della Repubblica, eletto l’11 maggio 1948 espresse questi pensieri, la mole delle leggi non aveva raggiunto la quantità di adesso. Non esistevano né l’Unione europea, né le Regioni, né i tanti apparati dello Stato, nazionali e locali, che riversano ogni giorno sui cittadini una serie di regolamentazioni su quasi ogni aspetto della vita umana.
“Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri?” (Sant’Agostino)
“Non c’è tirannia peggiore di quella esercitata all’ombra della legge.” (Montesquieu)
“Poiché non si poteva trovare la giustizia, si è inventato il potere.” (Blaise Pascal)
Sin dall’antichità, alcuni filosofi avevano individuato nella legge lo strumento dei potenti per sottomettere i più deboli. La storia dell’umanità ci narra il faticoso cammino teorico e pratico tra i sostenitori di questa concezione a cui si oppone l’aspirazione di coloro che credono che la legge debba essere lo strumento per attuare la giustizia.
Nel mondo è stata attuata la giustizia?
Sicuramente molto è stato fatto per l’affermazione dei diritti universali dell’uomo con le varie Dichiarazioni e le Carte Costituzionali delle democrazie occidentali.
Per esempio, la nostra Costituzione ha come fondamento il primato della giustizia chiaramente affermato all’art. 3 «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.»
È evidente che l’affermazione dell’ eguaglianza dei cittadini (che di fatto sono disuguali) è un dover essere a cui le leggi devono tendere attraverso la rimozione degli ostacoli per consentire il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
La Bibbia individua nell’amore per il denaro la causa di ogni male. Giuda tradisce Gesù per 30 denari. Anche alcuni filosofi mettono in evidenza questa correlazione. “Mi sembra che dovunque vige la proprietà privata, dove misura di tutte le cose è la pecunia, sia alquanto difficile che mai si riesca ad attuare un regime politico basato sulla giustizia o sulla prosperità.” (Tommaso Moro) Il filosofo Rousseau individua nella proprietà privata e nella legalizzazione di essa la causa di tutte le ingiustizie.
Giornata nazionale della legalità
Ogni anno, il 23 maggio, si celebra la giornata nazionale della legalità per ricordare la data in cui, nel 1992, c’è stata la strage di Capaci, ad opera della mafia, in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Da tale data si sono moltiplicate tantissime iniziative, da parte delle varie agenzie educative per educare i giovani alla legalità. Nonostante ciò, non solo nel nostro paese l’illegalità è molto diffusa, ma criminalità organizzata, corruzione e mafia si sono infiltrati nei luoghi del potere.
Sostanzialmente, la parola legalità sembra aver sostituito la parola giustizia la quale, invece, assume un significato sempre più negativo, specialmente mediante il ricorso indiscriminato alla variante giustizialismo.
Affermare che la legalità sia un valore in sé significa disconoscere il diritto, e non comprenderne l’origine. Inoltre per capire se un dato comportamento sia legale, basta confrontarlo con le prescrizioni legislative.
La legalità svincolata dalla giustizia è obbedienza cieca nei confronti dell’autorità
Educare alla legalità, cioè alla mera osservanza delle leggi, senza una educazione alla giustizia significa solo educare all’obbedienza. Come diceva Don Milani, l’obbedienza non sempre è una virtù.
Poiché la giustizia non è unicamente una disciplina per specialisti del diritto, ma riguarda l’esistenza di ognuno di noi, comprendere che la legge dovrebbe essere solo lo strumento per perseguire la giustizia è di vitale importanza per una cittadinanza critica e consapevole.
Tutti sappiamo che le leggi sono necessarie per regolamentare la convivenza sociale e civile, senza le quali si cadrebbe nell’anarchia, ma sappiamo anche quanta discriminazione e violenza esse hanno prodotto nel corso della millenaria storia dell’umanità. (schiavitù, stupri, genocidi, povertà, ecc. ecc.)
Certo, la violazione della legge e quindi l’illegalità, è antisociale e disfunzionale all’ordine sociale. Bisogna tuttavia tenere presente che spesso il disordine sociale e l’illegalità scaturiscono da un bisogno di giustizia non soddisfatto. Per gli emarginati, i poveri, la legge si traduce in uno strumento oppressivo legalizzato volto al mantenimento dello status quo e dei privilegi di alcune classi sociali.
Necessità dell’educazione alla giustizia
Educare alla giustizia significa educare alla ricerca attiva, critica dei principi e dei valori comunemente accettati, delle idee alla base dell’organizzazione economica, sociale e giuridica che spesso suscitano oppressione, indignazione e frustrazione. Lo scopo è quello di non subire passivamente le ingiustizie prodotte dalle leggi, ma di sviluppare una coscienza critica e opporsi a qualsiasi forma d’ingiustizia.
Gli scandali di corruzione che investono molti apparati dello stato, tra i quali anche coloro che devono garantire la giustizia, ci devono portare a comprendere e a pretendere che il fine della legge debba essere solo la giustizia.
Per arrivare a tale consapevolezza, però, coloro che hanno la responsabilità di fare le leggi e di garantirle debbono far propria la quarta beatitudine del discorso sulla montagna: “beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”. Verrà saziata questa fame e questa sete quando ci sarà l’eliminazione delle disuguaglianze economiche e sociali con l’affermazione universale di diritti per tutti e non di leggi che sono privilegi per coloro che hanno il potere che, invece, deve essere messo al servizio degli ultimi.
Per uno studio approfondito di questa e altre tematiche partecipa ai laboratori di pratiche filosofiche.