Nella vita ordinaria noi raramente ci rendiamo conto che riceviamo molto di più di ciò che diamo, e che è solo con la gratitudine che la vita si arricchisce. (Dietrich Bonhoeffer)
“Il sentimento di Gratitudine è una delle espressioni più evidenti della capacità di amare. La gratitudine è un fattore essenziale per stabilire il rapporto con l’oggetto buono e per poter apprezzare la bontà degli altri e la propria.” (Melanie Klein)
Che cos’è la gratitudine?
Gratitudine, ringraziamento, gratuità sono tutte espressioni della riconoscenza che è stata definita “memoria del cuore”. Infatti sa ringraziare solo colui che conserva il ricordo del bene ricevuto e quindi riconosce ciò che gli viene donato. In questo senso la gratitudine è uno stile di vita che scaturisce dall’umile consapevolezza che siamo bisognosi e che la vita elargisce gratuitamente ciò che è necessario per vivere. Cicerone considera la gratitudine la madre di ogni virtù, essa permette di realizzare le amicizie durature, è la base per vivere in armonia ed è capace di rendere più umana la esistenza. Per molti invece la gratitudine è quel sentimento che provano quando ricevono un favore o un regalo. Il “grazie” sembra assumere più il significato del “fare” che un sentimento. Sappiamo tutti oggi come i cosiddetti regali siano diventati una vera e propria organizzazione, che ha trasformato il dono in qualcosa di obbligatorio, di conveniente. Infatti si fa fatica ad accettare un dono perché ci hanno convinto e ci siamo convinti che dobbiamo meritarcelo. Inoltre oggi la gratitudine è distrutta da una mentalità consumistica e rivendicativa: ho diritto a tutto, devo soddisfare subito ogni mia esigenza. Anche nel rapporto con Dio spesso le nostre preghiere manifestano questa pretesa e quindi il pregare diventa un domandare e il ringraziare è sempre riferito a qualcosa che si è ricevuto.
Come passare da questa forma di gratitudine alla gratitudine come “filosofia” di vita?
Essa comincia quando ci rendiamo conto che non ci siamo fatti da soli, che innanzitutto abbiamo ricevuto dai nostri genitori e poi da tante altre persone che abbiamo incontrato nella nostra vita. Diamo per scontato che ogni giorno ci svegliamo, respiriamo, parliamo, sorridiamo, camminiamo ecc. ecc.
“La gioia è la forma più semplice di gratitudine” secondo il teologo Karl Barth. Ne è capace solo chi è umile, chi sa che la propria vita è legata a quella degli altri. La gratitudine è la ricchezza di chi non ha nulla e nonostante ciò si sente amato e ricco di speranza.
La gratitudine, come filosofia di vita, è la scelta consapevole di riconoscere tutti i doni che abbiamo ricevuto da Dio, invece che, come si fa spesso, vedere quello che ci manca, che non abbiamo, che non è andato come avremmo voluto. Spesso il passaggio dall’una all’altra visione è frutto di un percorso di crescita personale, che è soprattutto trasformazione di vecchi modelli di pensiero anche dal punto di vista religioso.
La gratitudine nella Bibbia
Gesù nel Vangelo di Luca (XVII, 11= la parabola dei dieci lebbrosi) ci mostra questi due modelli di gratitudine. Quando vede che dei dieci lebbrosi guariti ne torna uno solo a dire grazie, esclama: “Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?”. È interessante notare che l’unico che mostra un sentimento di gratitudine e di riconoscenza non è un appartenente al popolo eletto d’Israele, ma un samaritano. È pesante questa denunzia di Cristo. La percentuale di chi ringrazia sarà sempre così ridotta? Solitamente della Bibbia si ricordano solo i dieci comandamenti, ma l’invito di Dio a ringraziare si estende per tutta la Scrittura. Per esempio, tutto il libro dei Salmi è intessuto di preghiere di ringraziamento. Questi dati pongono un problema: se Dio insiste tanto sul dovere di ringraziare, è segno che nel ringraziare c’è la felicità, è segno che nel ringraziare l’uomo si realizza. Ringraziando l’uomo trova il proprio equilibrio: pone sé stesso in dipendenza da Dio e pone Dio al suo posto, in preminenza su tutto. Forse quello che ci manca è riconoscere la nostra finitudine perché siamo stati condizionati dai cosiddetti deliri di onnipotenza dell’uomo forte che non deve chiedere mai.
La gratitudine per raggiungere il benessere
Ma è facile ringraziare delle cose belle! Tutti ne siamo capaci, anche se pochi lo fanno.
Ma l’importante, anzi l’essenziale è giungere a ringraziare delle pene e anche dei propri errori. Perché chi arriva a ringraziare delle cose spiacevoli, anche delle sofferenze, allora ha veramente imparato a vivere. Ecco perché le tradizioni spirituali esortano a ringraziare per le crisi che hanno accompagnato la nostra vita e anche per quelle persone che ci risultano “pesanti” o ci creano problemi. La gratitudine deve portarci a questa meta e farci capaci di sopravvivere a qualunque tempesta. Come si fa? Forse è opportuno chiarire che non è semplice, è una lotta che a volte sembra impossibile, sembra una lotta sproporzionata contro una forza che ci schiaccia. Ma se, prima di ringraziare, ci fermiamo a guardare in faccia con molta calma la situazione e, dopo aver constatato che non possiamo proprio farci nulla, la mettiamo nelle mani di Dio con la semplicità del fanciullo, allora non vedremo più un problema insolubile. In sostanza, si tratta di cambiare prospettiva, cioè punto di vista di fronte alle situazioni che non vorremmo e che non possiamo cambiarle. Il filosofo ex schiavo Epittetto affermava che non sono gli eventi esterni a farci soffrire, ma le nostre idee su di essi. È nei momenti di difficoltà che si comprende la potenza della gratitudine. Bisogna fare esperienza per convincersi.
Anche la scienza riconosce il potere della gratitudine
Per fortuna, negli ultimi anni si è assistito ad un notevole aumento di ricerche nel campo della psicologia; diversi autori hanno studiato il potere della gratitudine e i suoi effetti sulla salute e sul benessere delle persone.
La costante ricerca del lato positivo e istruttivo di tutto quello che accade dà una maggiore capacità di gestione dei problemi quotidiani, una migliore gestione dello stress e della rabbia, un maggiore senso del proprio valore e un senso di fiducia nella vita.
Inoltre, chi coltiva regolarmente la gratitudine gode di una salute migliore, dorme meglio, ha costanti emozioni positive, battiti più regolari e raggiunge gli obiettivi personali più facilmente e velocemente.
Esercitare la gratitudine, però, non vuol dire credere che tutto quello che ci succede sia buono, tutt’altro; la gratitudine significa riconoscere, nel mezzo di una situazione difficile, il lato buono delle cose, la lezione che si può trarre, l’opportunità che possiamo cogliere, senza abbandonarci ai pensieri negativi e al vittimismo, ma anzi, con la piena coscienza che anche gli eventi negativi sono doni e col tempo si rivelano delle benedizioni.