La bugia della crescita verde
Negli ultimi vent’anni abbiamo creduto di poter aumentare il PIL riducendo le emissioni. Non è successo, e non succederà mai. I concetti improbabili di “sviluppo sostenibile” e “crescita verde”, una sostanziale finzione statistica, hanno contribuito in maniera determinante a far sì che l’allarme sulla salute del pianeta venisse ignorato. Oggi ne paghiamo le conseguenze. Il rapporto dell’European Environmental Bureau, pubblicato qualche settimana fa, pone una questione non più rinviabile: le politiche dei governi devono andare oltre la crescita.
Che la crescita infinita in una biosfera che ha dei limiti fisici fosse un mito, si sa dal 1972. Quell’anno un gruppo di giovani scienziati del Massachussets Institute of Technology, con il loro rapporto I limiti dello sviluppo che ha cambiato il dibattito mondiale sull’ambiente, hanno messo in guardia l’umanità da due pericoli: l’incoscienza e la cupidigia che guidavano l’idea di una crescita senza freni. Tuttavia, la nascita dei concetti di “sviluppo sostenibile” e “crescita verde” ha frenato la carica trasformativa di quell’allarme. Le istituzioni hanno riconosciuto i rischi ambientali della crescita a tutti i costi, consentendo però al sistema economico e produttivo non cambiare le sue logiche. Si è pensato per decenni che con qualche investimento nell’efficienza il PIL potesse continuare a salire, mentre l’impatto climatico e ambientale della produzione sarebbe sceso. Oggi un importante studio dimostra che non c’è mai stato un disaccoppiamento e chiede un radicale cambio di paradigma. Il report si intitola Decoupling debunked e lo ha pubblicato l’European Environmental Bureau (EEB), una rete di oltre 143 organizzazioni con sede in più di 30 paesi. Il team internazionale di ricercatori che lo ha scritto ritiene prioritario ridurre la produzione di beni e servizi, soprattutto nei paesi ricchi. In un pianeta che si sta riscaldando a velocità forse troppo alte per evitare gli effetti peggiori dei cambiamenti climatici, secondo gli esperti non si dovrà più parlare di efficienza, ma di sufficienza. Simili prese di posizione dovrebbero far discutere, anche se finora i media hanno pressoché ignorato i risultati della ricerca, perché il dibattito fra le due scuole di pensiero della “crescita verde” e della decrescita ha visto prevalere nettamente la prima.
I sostenitori della “crescita verde” ritengono che il progresso tecnologico consentirà un disaccoppiamento fra la crescita economica ed emissioni climalteranti. Tradotto: investendo molto nell’efficienza delle produzioni, sarà possibile continuare ad aumentare la produzione di beni e servizi inquinando di meno, consumando meno risorse e lasciando il tempo al pianeta di rigenerarle. I promotori della decrescita o della “post-crescita”, al contrario, sono convinti che un’espansione infinita dell’economia all’interno di una biosfera finita sia impossibile. La risposta, a questo punto, starebbe nella riduzione della produzione e del consumo nei paesi più ricchi, con conseguente abbassamento del PIL.
Articolo di Francesco Paniè 09 Agosto 2019 tratto da https://comune-info.net