Le due domande sembrano simili. Infatti, è facile credere che le persone felici abbiano realizzato il loro scopo e che le persone che trovano uno scopo siano felici. Ma non sono la stessa cosa. Solitamente la felicità è legata alla soddisfazione dei propri bisogni, desideri e al proprio sentire. Invece lo scopo riguarda la capacità di dare un significato alla propria vita che non sempre coincide con la realizzazione dei propri desideri. Trovare uno scopo significa anche trovare un orientamento, una direzione, quasi una vocazione. In altre parole, dare un senso alla propria vita significa anche realizzare il proprio Sè.
La ricerca della felicità, nella dichiarazione d’indipendenza americana fa parte dei diritti universali. Per questo motivo nessuno osa mettere in discussione che bisogna fare di tutto per essere felici. Da questa idea che si diffonde soprattutto nell’illuminismo, l’era della celebrazione della dea Ragione e del progresso, nasce la convinzione che la felicità debba essere lo scopo della vita. Quindi, si è vissuto e si vive con l’illusione che si devono soddisfare non solo i propri bisogni, ma anche realizzare i propri desideri.
Purtroppo, dopo ogni bisogno soddisfatto e desiderio realizzato ne nascono altri nuovi. Anche gli animali provano felicità quando i loro bisogni sono soddisfatti. Invece avere uno scopo ben chiaro da perseguire, è caratteristica degli esseri umani in quanto sono dotati di libertà.
La felicità spesso è legata all’avere, al possedere (bella casa, buon lavoro, bella famiglia, ecc.) invece lo scopo è legato al significato che ognuno dà alla propria vita e che ha a che fare con la propria visione del mondo. In sostanza lo scopo non è legato agli eventi spiacevoli o alle circostanze non favorevoli, ma a come reagiamo e interpretiamo la realtà. Certo, vi sono anche quelli che affermano che non sia necessario avere uno scopo nella vita e si dichiarano felici perché sostengono che lo scopo è vivere.
Il filosofo e psicoterapeuta Viktor Frankl è stato uno dei più autorevoli ad affermare l’importanza di dare un senso personale alla vita. Lui, con la sua esperienza nei campi di concentramento nazisti, è riuscito a sopravvivere, dimostrando che, anche in mezzo all’inferno sulla terra, si può scegliere se arrendersi alla disperazione o trovare uno scopo per cui valga la pena di vivere.
Secondo questo autore ebreo, ognuno di noi ha un compito da svolgere che può svolgere solo lui, perché ogni essere umano è unico.
Spesso, molti adulti affermano che non hanno ancora trovato uno scopo. Questo perché si pensa ai grandi progetti, dimenticando di mettere a disposizione degli altri quei talenti, di cui ognuno è dotato, non per ricevere dei benefici personali, ma perché ci si sente chiamati a farlo.