Intelligenza scientifica o/e intelligenza spirituale?

Intelligenza scientifica o/e intelligenza spirituale?

Quando prevale solo  l’intelligenza scientifica,  la visione della realtà è parziale e produce separazione, dualismi, arroganza e prevalenza del più forte. Quando invece l’intelligenza scientifica si accompagna all’intelligenza spirituale si può avere una conoscenza olistica della realtà più consapevole delle scelte migliori per tutti gli esseri viventi.

A tale scopo, pubblico volentieri questo articolo di Laurence Freeman

Le notizie quotidiane dall’Ucraina durante questa Quaresima hanno messo in evidenza il ruolo dell’”intelligence” militare e diplomatica su come sta andando la guerra. Questo tipo di intelligenza significa sapere ciò che ciascuna parte non vuole che l’altra sappia. Si tratta anche di interpretare le informazioni a proprio vantaggio (nella speranza che si tratti di “buona intelligenza”). Questa è un’espressione interessante da usare per indicare una situazione che tradisce le profondità della stupidità umana: illusione, arroganza e forza brutalmente crudele.

Insieme a molte altre questioni come il Covid, la crisi ambientale e la difficile situazione della democrazia, il conflitto in Ucraina insegna – come lo farà la Pasqua – attraverso la tragedia. La lezione da imparare è che l’umanità ora deve evolversi nella consapevolezza, molto al di là di ciò che pensa sia “intelligenza” e ben oltre il suo orgoglio per la tecnologia. Il modo in cui pensiamo e come utilizziamo i nostri strumenti dipende dal nostro livello di consapevolezza. La Quaresima ci offre una nuova prospettiva sulle notizie quotidiane dai confini dell’Europa che toccano i cuori umani ovunque, così come su queste questioni globali.

Normalmente ci concentriamo sulla conoscenza scientifica, razionale, misurabile e (presumibilmente) dimostrabile. La nostra ossessione per i “prodotti finali” e i “risultati” ci mostra quanto questo atteggiamento possa essere ristretto e miope. Ci acceca con la paura del mistero, dell’incertezza e dell’intuizione, che consideriamo forme di ignoranza piuttosto che fonti di saggezza quali sono in realtà. Crediamo in ciò che possiamo misurare. Il  tutto con strumenti cognitivi: misurare, prevedere, sistematizzare tutto, fino a quando lo spirito e la gioia della vita non sono stati risucchiati. Diventiamo come le vittime prosciugate dei vampiri.

Ma ci sono altre tre sorgenti di conoscenza che scaturiscono direttamente dalla sorgente della consapevolezza e che attendono la nostra riscoperta. La fede è conoscenza relazionale generata dalla fiducia reciproca e dalla fedeltà al bene comune.

La speranza è la conoscenza implicita che anche i nostri fallimenti e perdite nella vita fanno parte di un modello che porta alla fioritura dell’umanità.

L’amore è la suprema conoscenza dell’unione che trabocca dall’orlo della consapevolezza umana, estendendo i nostri orizzonti con la pura luce dell’intelligenza spirituale.

Quando questi tre modi di conoscere si accendono insieme, ci spingono fuori dall’orbita della stupidità e dell’egocentrismo. Allora riconosciamo ciò che stiamo vedendo, proprio come fecero una volta i discepoli di Cristo risorto, riconoscendo ciò che stavano vivendo  in ognuno e in ogni situazione.

L’umanità sta lottando per elevarsi a questa consapevolezza superiore prima di fare del male fatale a noi stessi, ai nostri discendenti e al nostro pianeta. È responsabilità collettiva di tutte le tradizioni di saggezza portare avanti questa evoluzione. Non di meno è nostra responsabilità personale, responsabilità di ciascuno di noi, compiere il lavoro interiore necessario e depositare in un “fondo” comune qualunque piccolo progresso ciascuno di noi possa fare.

Riflessioni di Quaresima 2022 – Domenica della quinta settimana di Quaresima

 

 

 

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