State a casa
È il terzo giorno dell’ordinanza del governo: “state a casa”. Sì, le misure emanate per combattere questo nemico invisibile e pericoloso sono molto pesanti e rigide.
Siamo quasi tutti agli arresti domiciliari. Chiuse la maggior parte delle attività commerciali, negozi, bar, ristoranti, parrucchieri e saloni di bellezza. I bambini devono stare a casa: hanno chiuso tutte le scuole. Chiusi anche i teatri, i cinema, i musei, le biblioteche, i parchi, i centri sportivi, culturali, ricreativi e sociali. Annullati tutti gli eventi sportivi e culturali. Si esce solo per motivi di lavoro o per necessità. Le aziende hanno obbligato i dipendenti a lavorare a casa con il lavoro agile.
La televisione e tutti gli altri media continuano a ripetere che la situazione è molto grave perché il nuovo virus è così potente che può infettare con una velocità inaudita fino al 70/80 % delle persone. Gli anziani sono quelli che rischiano di più. Per questo bisogna stare a casa in isolamento. Quando si esce bisogna rispettare la distanza di un metro. È severamente vietato abbracciarsi e baciarsi.
Nessun governo, neanche le più totali dittature erano riuscite a imporre ai cittadini tali drastiche misure. Dicono tutti che è colpa del Coronavirus. Lui sta in silenzio, si comporta come hanno fatto da miliardi di anni i suoi antenati che, per sopravvivere, hanno dovuto modificarsi e adattarsi ai cambiamenti dell’ambiente.
Dichiarato lo stato di guerra
Medici, scienziati, politici dichiarano guerra a questo virus. Stiamo studiando come combatterlo dichiara lo staff del Ministro della salute. I migliori esperti nel campo delle epidemie dicono che troveranno il modo per sterminarlo. Tutti i maggiori competenti in virologia sono concordi nella lotta contro tale nemico invisibile. Questa battaglia la vinceremo noi scrivono sui vari social personale sanitario e non.
Gli scienziati, nonostante le loro ricerche, studi ed esperimenti, non riescono ancora a trovare il farmaco per ucciderlo. Dal linguaggio usato dai giornalisti, politici, esperti nei vari settori della scienza emerge chiaramente il paradigma culturale dominante cioè la visione dell’onnipotenza dell’uomo che, quando ha un nemico vero o presunto che sia, deve sterminarlo come se fosse diventato l’homo-Deus.
Lo hanno chiamato Coronavirus. Lui sta in silenzio, ma come un vero re, dimostra il suo potere di sottomettere i sudditi, d’altronde deve difendersi dal rischio morte causato nell’ultimo secolo dalla politica predatoria, estrattiva e spregiudicata dell’homo oeconomicus.
Il Coronavirus non si difende, sta in silenzio, combatte per la sua vita, per la vita di tutto il pianeta. Intanto aumenta il contagio e sempre più persone si ammalano.
Basta non ne posso più. Siamo veramente in guerra. Ma mentre nelle altre guerre contro altri uomini uguali a noi che chiamiamo nemici, li possiamo vedere e uccidere, come abbiamo fatto finora, per millenni, e continuiamo ancora a farlo. In questa guerra il nemico è piccolissimo, invincibile e potentissimo. Di esso abbiamo paura.
Spengo la televisione. Tutte queste notizie mi angosciano. Non voglio sentire parlare di guerra, di nemici. Io sono per la non violenza.
Una breve passeggiata
Devo uscire, ho bisogno di uscire. Cammino per le strade del mio paese, ho bisogno di stare all’aperto, di respirare un po’ di aria. Il parco, dove mi reco quando voglio fare una breve passeggiata, è chiuso, in osservanza delle nuove disposizioni del governo.
Le macchine che circolano sono pochissime. Un discreto numero di persone è in giro, si sa, oggi è giorno di mercato.
Non vedo bambini. Che tristezza! Non sento voci. Sento una strana atmosfera.
Continuo a camminare. Tutto tace. Non sento più lamentele. Nell’aria, ogni tanto sento il grido stridulo di qualche cornacchia, o il latrare dei cani.
Ho la strana sensazione che tutto sia sospeso. Mi sembra che la terra sia pronta per generare una nuova umanità.
Il silenzio del Coronavirus
Quello che percepisco più di ogni altro è il silenzio. Questo silenzio però è gravido di attesa, sembra surreale. Questo silenzio è saturo di pianto. Questo silenzio ha qualcosa di celestiale, di miracoloso. È un silenzio fecondo di cambiamenti epocali.
Questo silenzio accoglie tutte le preghiere di questa umanità, unita nella impotenza, che piange, che chiede perdono e invoca salvezza. Quando il pericolo è incombente, si perdono tutti i punti forti, tutte le sicurezze legate al ruolo, al potere, alla ricchezza. Ci si trova impotenti e se ne ha la consapevolezza.
Allora c’è il miracolo dell’impotenza che ci accomuna tutti, che si esprime nel silenzio.
Il silenzio porta sempre più in alto la sofferenza di questa nostra comunità di destino fragile e vulnerabile.
Il silenzio del Coronavirus ha vinto, ha superato e infranto tutti i muri fisici e mi auguro che si spezzino anche i muri mentali, i più duri a morire.
Ecco perché, per spezzare i muri mentali, , abbiamo bisogno di metterci insieme a quelle persone che hanno già iniziato un percorso di cambiamento, attraverso i laboratori di pratiche filosofiche.
Visione attuale e veritiera che condivido totalmente. Questa situazione in cui ci troviamo deve farci riflettere sulle nostre fragilità, sui nostri limiti, sulla nostra pochezza. Nessuno può non vedere quello che sta accadendo. Siamo pronti con le armi a distruggere un intero popolo, ma basta un invisibile virus a distruggerli tutti. Speriamo che questo ci faccia cambiare direzione e mettere al centro l’uomo e non le cose e un profitto che non conosce limiti distruggendo anche il pianeta, creando pochi ricchi e generando nuove povertà. La natura poi ri rifà distruggendoci. Questo non dobbiamo mai dimenticarlo.