Si può utilizzare Facebook per stimolare una maggiore consapevolezza di sé?
Sono stata sempre restia ad utilizzare i cosiddetti social perché non riuscivo a comprendere perché, per farsi degli amici o per trovare dei compagni di scuola o dell’infanzia, si dovesse andare sulla rete. Non è che io sia contraria alla tecnologia a priori, qualsiasi strumento, se ben usato, può risultare utile, però sono stata sempre convinta che non fosse necessario aprire un profilo personale (pubblico) o un sito proprio. Pensavo che internet dovesse servire per fornire informazioni utili per la vita quotidiana e per elevare il grado d’istruzione delle persone, un po’ come era successo con la televisione o con la radio che, come media accanto al libro, all’inizio, erano riusciti. in qualche modo, a combattere l’analfabetismo. Ho potuto anche constatare che, senza validi “Maestri”, qualsiasi utilizzo degli strumenti può degenerare e portare anche alla confusione, distorsione e distrazione.
Poi mi sono chiesta come mai i cosiddetti social si siano diffusi vertiginosamente (si stima che in tutto il mondo circa tre miliardi di persone utilizzino i social) e ho compreso che, come affermava lo psicologo Paul Watzlawick nel 1° assioma della comunicazione, “non si può non comunicare”. Ciò significa che è impossibile non comunicare. In qualsiasi tipo di interazione tra persone, anche il semplice guardarsi negli occhi, si sta comunicando sempre qualche cosa all’altro soggetto. Nel corso della vita, tutti gli incontri che si hanno, a cominciare da quello con la propria madre, sono delle forme di comunicazione attraverso le quali si forma la personalità che dipende quindi, anche dalla qualità delle relazioni. Purtroppo in questa epoca frenetica della società liquida, anche le relazioni comprese quelle di amore e di amicizia sono diventate liquide.
A questo punto, debbo proprio avanzare l’ipotesi che, forse con Facebook, ci si illuda che finalmente si possa essere ascoltati e quindi finalmente esistere per qualcuno, tanto è vero che viene richiesta l’amicizia che è una forma di amore, di cui siamo tutti affamati. Ma siamo veramente convinti che su Fb possiamo avere delle relazioni autentiche? Inoltre pensiamo davvero che una relazionalità superficiale, basata sull’apparenza, possa veramente gratificare con qualche “mi piace” o con qualche faccina sorridente?
Quindi, a prescindere dai vari motivi e modi in cui possano essere utilizzati i vari social, ( postare i selfie dei propri volti, dei propri corpi e di quelli dei propri “cari” o per raccontare agli “amici” tutto quello che si è fatto o pensato nell’arco della giornata, insultare o ribattere contro)], io desidero utilizzarli per stimolare a pensare.
Perché ho deciso di utilizzare Facebook?
Premetto che non mi reputo né una giornalista, né un’intellettuale, né una esperta in qualche campo, non ho gli strumenti di questi esperti, ho svolto con passione l’attività di docente e quando sono andata in pensione, per non andare incontro a varie sindromi da “mancanza” ho deciso di insegnare filosofia presso l’Università del Tempo Libero dell’Associazione “Cascina Triestina” di Nova Milanese.
Libera dunque dalla necessità del lavoro per vivere e dai vari condizionamenti che la vita quotidiana ci impone, scopro che trasmettere le mie conoscenze e competenze solo per il piacere di dare, mi gratifica enormemente, non solo, mi rendo anche conto, per dirla con Socrate, che questo è il mio Daimon, la mia vocazione, il talento, l’anima, il destino ovvero l’essenza di ciò che ognuno di noi è destinato ad essere. (vedi “il codice dell’anima” del filosofo James Hillman).
Dal momento che ho avuto la consapevolezza del mio daimon, ho deciso di utilizzare i social per informare e divulgare maggiore consapevolezza sulle questioni veramente importanti e perché no, per elevare, per chi lo desideri, anche il livello culturale e spirituale.
Infatti, propongo dei laboratori dove le persone si possano incontrare di “Persona”, che resta l’unico modo efficace, a mio avviso, per essere soddisfatti della qualità delle relazioni, poiché si apprende il modo con cui relazionarsi senza ipocrisie e con l’obiettivo esplicito di perseguire cambiamenti virtuosi.
È chiaro che se qualcuno si senta disturbato dalle mie parole o non condivida le mie proposte, può legittimamente andare altrove e non visitare la mia pagina. Anzi consiglio vivamente di attuare il 1° comandamento dei diritti del lettore.
Perché lo faccio proprio adesso?
Intanto, solo adesso sono arrivata a maturare la convinzione che posso usare internet per comunicare il mio pensiero, così come io ho trovato sulla rete quello che cercavo per ampliare le mie conoscenze insieme ai libri dei grandi Maestri.
Solo adesso ho compreso che, anche io, potrei dare un piccolo contributo con la mia esperienza e conoscenza, a chi cerca, perché ama, le proposte che io faccio, le tesi che sostengo, una modalità di uso della parola ben ponderato, un uso della parola che non confonda, che non urli, che non distragga, che non spinga a odiare qualcuno, che possa nutrire la mente e l’anima, un uso della parola che abitui a bene-dire e non male-dire.
Lo faccio gratuitamente e non cerco la fama o la gloria: non mi servono e non mi interessano.