Di che cosa hai bisogno? Non ho bisogno di nulla

Di che cosa hai bisogno? Non ho bisogno di nulla

Di solito a questa domanda, sia che ci viene posta da altri o anche da noi stessi, rispondiamo: grazie non ho bisogno di nulla.

Perché facciamo fatica a riconoscere che abbiamo dei bisogni?

Abbiamo dimenticato che sono i bisogni che ci spingono all’azione? Sin da piccoli, è il bisogno di cibo che ci obbliga a piangere per essere saziati. Senza il pianto che avverte la madre dei bisogni del neonato, nessuno di noi sarebbe riuscito a sopravvivere. Quanti altri bisogni ci muovono? La piramide dei bisogni dello psicologo Abraham Maslow, mette in evidenza che lo sviluppo umano si muove su una “gerarchia di bisogni” che vanno dai bisogni essenziali alla sopravvivenza salendo verso i bisogni più immateriali (spirituali). Il bisogno è quindi uno stato naturale di mancanza. In sostanza, l’essere umano è ontologicamente mancante e quindi bisognoso.

 Perché chi è “bisognoso” è spesso emarginato e forse anche disprezzato? Perché questa stigmatizzazione?

Tutto nasce dall’ideologia dell’uomo forte che non deve chiedere mai perché si è costruito con le sue sole forze una vita e una carriera di successo. Insomma si tratta dell’idea ossessiva e male interpretata dell’autonomia e dell’indipendenza dell’individuo come valore assoluto. Da ciò, scaturisce l’idea che la dipendenza sia qualcosa di negativo: chi è bisognoso viene sminuito. Dall’ideologia che non abbiamo bisogno di nulla e degli altri, non abbiamo curato le relazioni con i vicini, esasperando un individualismo egoico che è degenerato nella mancanza di amici, nella solitudine.  Di conseguenza, vengono considerati come mali assoluti: la malattia, la disoccupazione, il fallimento, la povertà, la vecchiaia perché vengono attribuiti all’incapacità o alle colpe dei soggetti colpiti. Inoltre è anche diffusa e condivisa l’idea della superiorità, generosità e bravura di chi cerca di offrire il proprio aiuto.

Per questi motivi la nostra opulenta civiltà dell’Occidente ha voluto usare la strategia della negazione: negazione della povertà, della mancanza di lavoro, della malattia e della vecchiaia, della vulnerabilità, addirittura negazione della morte che è l’unica realtà certa per tutti.

Che cosa ci ha insegnato la pandemia?

La pandemia del Covid 19 ha svelato una realtà da sempre esistente: anche il più autonomo degli individui ha bisogno di aiuto perché quando si ammala deve dipendere dagli altri. Ma si può anche avere bisogno degli altri per affrontare le circostanze difficili di cui ognuno di noi, nel corso della propria vita, ha sicuramente fatto esperienza.

Ciascuno quindi è dipendente e indipendente al contempo, in vari momenti della vita, e questa situazione si può definire come interdipendenza degli uomini tra loro. Non solo questa, ma anche interdipendenza dal mondo vegetale, animale e climatico. Noi siamo tutti interconnessi e abbiamo bisogno delle risorse che madre natura ci elargisce gratuitamente e del lavoro di diverse persone che ci forniscono tutto ciò che ci serve per soddisfare ogni tipo di bisogno.

Non dobbiamo dimenticare che l’autonomia e l’indipendenza di noi esseri umani si sono sviluppati perché tante persone, a partire dai genitori, ci hanno  allevato, sostenuto, istruito, curato, ossia amato.

La cura, quindi è un aspetto universale della vita umana: tutti gli esseri umani hanno bisogni che possono essere soddisfatti solo mediante l’aiuto degli altri.

Questa consapevolezza deve portarci ad accettare la realtà della nostra natura: tutti siamo soggetti alla vulnerabilità, fragilità, malattia e morte.

Questo è l’unico modo per essere preparati a gestire la sofferenza derivante dalla perdita dell’autonomia.

Solo in questo modo, alla domanda: di che cosa hai bisogno? Possiamo e dobbiamo umilmente rispondere: grazie ho bisogno di aiuto.

 

 

One Comment
  1. Di che che cosa hai bisogno? È una riflessione che ci accompagna a fare un’introspezione nel ns. essere, dentro noi stessi. Nella società di oggi, l’individualismo sembra prevalere su tutto. Sembra che l’uomo è autosufficiente su tutto. Quando arriva al max splendore, afferma: mi sono fatto tutto da solo! Nulla di più illusorio. Se sei arrivato a quella cima, è grazie a tutte le persone che ti sono state vicine e ti hanno accompagnato lungo il cammino. Poi quando ti ammali, nelle disgrazie della vita, nella vecchiaia, hai bisogno dell’altro, ma non ce ne rendiamo conto. Di tutto questo la società attuale non ne tiene conto. L’importante è arrivare, anche a scapito dell’altro. Mentre il bisognoso (come evidenzia la riflessione) è un disperato, un emarginato, un’incapace di gestirsi. Abbiamo perso tanti valori e la società cerca di deviarci verso il suo interesse puramente egoistico facendoci dimenticare uno dei grandi valori, “l’umiltà” che ci fa capire la ns. pochezza, i ns. limiti e il continuo bisogno dell’altro. Solo se diventiamo consapevoli di questo aiuto reciproco, ci incamminiamo nella via, che porta alla condivisione, al dialogo e ad una crescita personale che genera serenità d’animo e ci conduce ad una vita più gioiosa e non travagliata dal proprio io narcisistico che porta inesorabilmente alla solitudine con tutti i suoi risvolti negativi.

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