4 Ottobre, giorno del dono: è legge

4 Ottobre, giorno del dono: è legge

Istituire per legge (obbligo) il giorno del dono (gratuità) sembra essere una contraddizione con il significato più ideale di “dono” che è quello che si accompagna al concetto di gratuità, generosità e libertà.

Allora perché l’accorato appello di tutte le organizzazioni di volontariato, di promozione sociale e delle varie onlus a donare per finanziare le varie attività e progetti di solidarietà solleva diverse perplessità?

 Il dono è sempre sincero, disinteressato, gratuito?

La filosofia utilitaristica, imperante nella società dei consumi, ha evidentemente smentito questa concezione. Sembra che oggi la tendenza dominante sia quella di monetizzare tutto, rendendo la gratuità del dono qualcosa di poco credibile, slegata dall’utilità che qualunque azione deve ormai includere in sé. Il donare pare governato dal “do ut tu des”: io ti do qualcosa affinché tu dia qualcosa a me. Nella società capitalistica l’uomo si è abituato a comprare quasi tutto: i suoi sogni e i suoi desideri sono condizionati sempre più dalla pubblicità. I regali, nelle società ricche trovano posto in occasioni ben precise: il compleanno, Natale, un matrimonio, e così via.

Gran parte delle interpretazioni comuni che riguardano il dono sono costruite a partire dal celebre “Saggio sul dono” di Marcel Mauss, che ha messo in evidenza come in tutte le società l’atto del donare ha una matrice economica perché innesca una competizione tra le parti. Lo scambio, infatti, avviato con un dono iniziale farà sentire il ricevente in obbligo di ricambiare, innescando una catena di scambi.

Ma il valore del dono va al di là di quello che comunemente la gente pensa. Ha una funzione sociale importantissima che è quella di creare legami. Infatti, io dono all’altro e questo fa sì che esistiamo almeno in due. Donare, dunque, così come amare è un’arte che è sempre stata difficile: l’essere umano ne è capace perché è capace di amare. Nella coscienza degli uomini non c’è solo la passione per l’utile,  c’è anche la ricerca del legame, il bisogno della relazione. Donare appare dunque come un movimento quasi eversivo che nasce da spontaneità e libertà in quanto lascia il destinatario libero dal contraccambiare il dono. L’atto del donare provoca gioia al donatore perché è un atto percepito come speranza di comunione.

La società consumistica, che non conosce questa logica del dono, accresce sempre la dipendenza dalle cose e separa l’uomo dagli altri. Ecco perché oggi si diffida del dono perché non si è più capaci di amare. Infine chi dona con gioia, senza pretendere nulla in cambio, viene quasi guardato con sospetto da coloro che sperano di comprare con i regali o “donazioni” la loro incapacità di amare e quindi di donarsi gratuitamente e liberamente. Poiché la speranza è frutto del donare, della condivisione e della solidarietà oggi viviamo in una sorta di pessimismo collettivo che produce risentimento, rabbia, violenza. Il dono all’altro – parola, gesto, tempo, presenza – è  quindi possibile solo quando si ama “il prossimo come sé stessi

Quindi il donare ha senso perché  avvia il legame sociale e permette la nascita di comunità solidali.

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